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Vivere col Carlino

Lettera aperta al mio anno 2020

Caro 2020, ma soprattutto carissimi lettori di questo blog,
è giunta la fine di questo anno così particolare e vorrei tirare le somme insieme a voi raccontandovi quello che ho vissuto.

Il mio 2020
partiamo dall’inizio…

Come ogni anno che si rispetti anche questo 2020 era iniziato con un bel Capodanno fra amici. Io e Giotto siamo stati ospiti a casa di Alessandro (alias @lecarlineviaggiatrici) e Antonia dove abbiamo festeggiato il nuovo anno con tutti gli amici carlinomani come noi, il #teampimp.

Tutto era andato per il meglio: cenone, brindisi, fuochi d’artificio… alla 6 di mattina Giotto mi sveglia perchè aveva urgenza di uscire, cosa stranissima per lui. Il tempo di capire quello che stava succedendo e vestirmi per uscire che la fa tutta sul pavimento di casa. Una diarrea liquida che solo nei peggiori incubi si può immaginare, poverino!
E già da lì avrei dovuto capire come sarebbe andato questo 2020… 💩

Non preoccupatevi per Giotto perchè è stato subito bene, purtroppo il cibo in scatola (di una marca che acquisto al MaxiZoo quando finisco quello che uso di solito) che aveva mangiato il giorno prima faceva parte, probabilmente, di una partita avariata.

Covid e quarantena

Ma arriviamo a Marzo, a quello che non vi ho mai raccontato nel dettaglio, un pò perchè non ho mai pensato potesse interessare e un pò perchè ci ho messo un pò di tempo a metabolizzare quello che è successo.

7 Marzo 2020
Un data che non posso dimenticare. Eravamo in camping a costruire la casetta in legno per l’estate, c’eravamo tutti: i miei genitori, io, mia nonna, mia sorella e il fidanzato (sì, c’erano anche i carlini).

Torniamo a casa e mio padre non si sente bene: 38 di febbre.

Lo isoliamo in camera da letto, così come avevamo sentito che si dovesse fare in caso di Covid-19. Nessuno sapeva molto di quella malattia, ma a Piacenza abbiamo avuto i primi casi, quelli di Codogno.
I primi giorni la febbre e la malattia sembravano sotto controllo, mio padre non aveva neanche la tosse e conservava un atteggiamento positivo. Verso il 4° giorno dall’inizio della febbre, che non è mai scesa sotto i 38°, inizia la lotta, quella vera.
Si aggrava, sta male, si lamenta, non mangia più.

16 Marzo 2020
Sento un forte dolore alle gambe e alla testa, sono le 6 di sera e ho 37,5° di febbre, mi ammalo anche io.
Mi isolo in camera al piano superiore mentre mia mamma e mia nonna sembrano tenere botta. Ho paura perchè non so cosa succederà.
Scrivo il mio ultimo messaggio sui social.

La mia malattia è stata lieve, una febbre leggerissima durata solo 2 giorni e dolori muscolari tenuti sotto controllo dalla Tachipirina, farmaco che è diventato il mio miglior amico in quei giorni. Mi sentivo spossatissima ma non ho avuto il tempo di riposarmi perchè il giorno che mio padre è stato finalmente ricoverato in Ospedale, mia madre si è ammalata. Correva il giorno 17 Marzo 2020.

Non ho più contato i giorni che ho passato senza dormire. Mi capitava di addormentarmi senza neanche accorgermene, stremata sul divano, dopo che avevo contato i respiri, provato la saturazione e la febbre, dato i farmaci a mia madre, a qualsiasi ora del giorno e della notte. È stato terribile.

Una notte l’hanno portata al pronto soccorso ma alle 4 l’hanno fatta uscire. L’ho riportata a casa, stava così male e io mi sentivo così inutile… sono svenuta sul pavimento.
È venuta l’ambulanza anche per me, me ne vergogno molto. L’infermiera, tutta bardata nel suo camice, mi ha preso la mano e mi ha guardata negli occhi per rassicurarmi: hai avuto un attacco di panico, è normale, li abbiamo tutti.

La paura.

La paura non mi ha mai abbandonata.
Avevo paura per mio padre, di cui non abbiamo saputo nulla per 2 giorni. Per mia madre che ero riuscita a far ricoverare in ospedale ma è finita sotto il tendono militare. Per nonna che da giorni viveva isolata al piano terra, da sola. Per me perchè non sapevo se stavo guarendo e se il peggio doveva ancora venire. Per i carlini, perchè se mi fossi ammalata seriamente sarebbero stati da soli, chi sarebbe preso cura di loro?

In quei giorni non mangiavo, non dormivo, pregavo.

Ho pregato più di quanto non abbia mai fatto in tutta la mia vita. Meditavo per scacciare l’ansia e i cattivi pensieri, abbracciavo i miei cani, gli unici con cui potevo farlo. Mia sorella, fortunatamente, viveva in una casa a pochi km dalla mia e mi portava la spesa, anche se il corriere di Deliveroo era diventato il mio migliore amico. Non cucinavo per me e neanche per i carlini, non ne avevo le forze.

Non ho mai risposto a chi mi scriveva sui social per avere mie notizie, me ne scuso qui ora, ma non riuscivo. Faceva troppo male parlarne e non avevo voglia di sentire nessuno. Non mi piace lamentarmi e parlare di cose tristi, soprattutto sui social dove c’è bisogno di positività.

La luce.

Marzo è volato. Non mi sono neanche accorta del tempo che passava mentre io vegetavo sul divano.
Ad inizio Aprile finalmente mamma torna a casa. A pezzi, bianca come un lenzuolo, senza voce, senza energia, ma era a casa, poteva solo andare meglio. Dopo qualche giorno torna anche mio padre che nel frattempo aveva passato due ricoveri ma stava meglio, le mie preghiere erano state esaudite.

Abbiamo passato la Pasqua divisi su tre piani di casa ma insieme. Non potevo chiedere di meglio.

Ho ritrovato la luce e la voglia di reagire, ho pensato a quella infermiera che mi aveva “salvata” e alla mia città che stava ricomponendo i cocci di quel mese in cui abbiamo perso oltre 1000 concittadini: dovevo rendermi utile anche io.

Non potevo muovermi da casa perchè la mia quarantena è durata dal 7 marzo al 23 aprile (giorno in cui è arrivato l’esito negativo del mio tampone), ma qualcosa sapevo farla, cucire.
Ho la fortuna di avere un paio di macchine industriali al piano di sotto, avevo il tessuto (quello che non avevo potuto usare per la collezione di Pimp My Pug), avevo lo spirito e la voglia di fare. Così tutta da sola, ho tagliato e cucito più di 100 mascherine; una parte l’ho donata al mio quartiere e l’altra parte è servita per raccogliere una donazione per l’Ospedale Guglielmo da Saliceto di Piacenza.

Ho fatto un video YouTube dove mostravo come tagliare e cucire questa mascherina molto semplice ed è diventato virale, lo puoi vedere QUI.

La mia ripartenza post Covid-19

Che fine ha fatto la Pimp My Pug in questi due mesi?
A Marzo decisi di chiudere le spedizioni qualche giorno dopo la malattia di mio padre. Il caos a Piacenza era incredibile, i negozi dovettero chiudere subito insieme ad altre attività. I corrieri giravano con il terrore negli occhi, chi ero io per non curarmi di ciò che stava accadendo?
Per solidarietà alla mia città e a tutte le attività decidi di non spedire più fino a data da destinarsi.

Durante le mie preghiere e le mie meditazioni mi promisi che avrei ricominciato non appena i miei genitori fossero tornati a casa, e così feci. Verso la metà di aprile ricominciai timidamente a farmi sentire sui social e a dare notizia della mia iniziativa delle mascherine per Piacenza: ebbi un grandissimo riscontro!

La solidarietà e l’empatia dimostrata dalle persone che mi seguono online mi ha dato la forza per andare avanti e per crederci ancora.

Questo brutto periodo mi ha dato l’opportunità di conoscere due persone speciali che mi sono state molto vicine a Marzo durante la malattia e che a Maggio sono venute a Piacenza per realizzare questa meravigliosa video intervista sulla mia ripartenza post-covid.

simona trecordi anno 2020
credits @ilariaromano

Guarda la mia video intervista → QUI

Caro anno 2020 ti saluto!

Caro anno 2020,
sei iniziato così 💩 ma mi hai dato anche tante soddisfazioni.

Sono stati mesi molto intensi quelli che si sono susseguiti da Maggio fino ad ora. C’è stata la voglia di fare e di sorridere, c’è stato pure il nostro amato raduno Pugs on the Beach che sembrava non dovesse venire mai e invece è andato benissimo.

Ho tanti progetti per i prossimi mesi e spero di poterli realizzare tutti!



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