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Storia

Il carlino, il cane più odiato da Charles Dickens e non solo

Ti sembrerà incredibile ma nella storia ci sono stati alcuni personaggi illustri che hanno criticato e odiato il cane carlino.
Vuoi per il suo aspetto particolare, vuoi per il suo carattere forte e deciso ma non tutti ne sono stati rapiti come è successo a me e sicuramente anche a te.

Gli odiatori del cane carlino: testimonianze storiche

Nonostante fosse certamente un cane molto amato anche in epoche remote, non tutti la pensavano allo stesso modo. Ti sembrerà impossibile ma alcuni importanti personaggi storici hanno scritto e detto cattiverie sul carlino.

Il carlino è stato spesso oggetto di aspre critiche e la violenza degli attacchi appare a dir poco sorprendente.

Ho raccolto alcune testimonianze storiche prese da celebri libri quali The Complete Pug di Milo Delonge e The goodger guide to the pug di Wilhelmina Swainston-Goodger.

carlino arrabbiato

Alcune affermazioni eccezionali.

Il naturalista e biologo tedesco Alfred Edmund Brehm (1829-1884) asseriva:

“Cane tipico della vecchia zitella. Come lei è capriccioso, imbronciato, insopportabile, senza intelligenza né affetto. Il mondo non perderà nulla quando si estinguerà il ceppo di questa bestia sgradevole.”

All’inizio del XX secolo, un affermato cinofilo osservava:

“Il Carlino non è certo un adone.
Inoltre, è poco intelligente, ringhioso quanto mai e sgradevole per tutti, tranne che per il suo padrone”.

Paul Henri Mégnin (1868 – 1952), giornalista francese, specialista del mondo agricolo e, in particolare, della cinotecnica, figlio del noto veterinario Jean Pierre Mégnin è un altro acerrimo nemico del cane carlino, tanto da sostenere:

“Non mi discosto molto da coloro che trovano orrendo questo piccolo botolo. Aggiungerei che questo piccolo animale è tanto ringhioso quanto la sua fisionomia lascia supporre”.

Paul Henri Mégnin si costruì una solida reputazione grazie alla sua conoscenza pratica del comportamento animale, era anche un famoso allevatore di cani da caccia e sopratutto di pointer-setter.
Fu considerato uno dei quattro specialisti francesi in settori connessi all’allevamento e alla formazione di cani poliziotto.

La sua esperienza fu riconosciuta anche nello studio dello standard delle razze canine e le sue opinioni furono spesso richieste nelle competizioni canine. E’ stato membro della giuria della mostra canina a Laval, 6 giugno 1914, per la categoria dei cane pastori tedeschi; allo spettacolo di Rennes, 27 e 28 giugno 1918, per la categoria dei cani guardia. È uno dei pochi membri francesi del Kennel Club di Londra.

Charles Dickens, un amante dei cani con uno spiccato odio verso i carlini

Tutti conosciamo Charles John Huffam Dickens (1812 – 1870) esimio scrittore e giornalista britannico ma, io per prima, non avrei mai pensato che fosse anche un vero amante dei cani ed un accanito odiatore del cane carlino.

Noto per le sue prove umoristiche (Il circolo Pickwick), quanto per i suoi romanzi sociali (Oliver Twist, David Copperfield, Tempi difficili, Canto di Natale), è considerato uno dei più importanti romanzieri di tutti i tempi, nonché uno dei più popolari.

Mary Angela Dickens, soprannominata Mamie (1838 – 1896), fu la maggiore delle figlie del romanziere britannico, scrisse un libro di ricordi sul proprio padre in cui afferma:

Penso che il suo amore più forte, tra gli animali, fosse per i cani.

Dickens e i suoi cari animali.

Nel libro The Dog in the Dickensian Imagination l’autore Beryl Gray, ci racconta la storia letteraria di Dickens attraverso la passione che lo scrittore aveva per i cani.

Timber, uno spaniel bianco, fu il primo cane di Dickens (1843) e sicuramente fu anche il suo preferito.

Si dice che Charles amasse il suo spaniel più della moglie poichè, nelle sue lettere, è menzionato più volte di Catherine.
L’abitudine di Catherine di produrre bambini era evidentemente meno divertente della volontà di Timber di prendere un bastone o di stare su due zampe. 

Timber divenne presto molto amichevole con i bambini. Da quel giorno la casa non fu mai senza animali. Dickens scriverà in una lettera:

Il piccolo cane si fa sempre più bravo e salta via netto il mio bastone alla parola d’ordine. Gli ho cambiato il nome in Smittle Timber, che mi sembra più sonoro ed espressivo. 

Timber morì a Boulogne nel 1854 e fu sempre ricordato con affetto.

Nella sua residenza di campagna, Gad’s Hill Place a Higham, nel Kent, Charles Dickens possedeva un cane San Bernardo (di nome Sultan) ed un segugio. Creature molto grandi di solito erano legati a entrambi i lati del cancello d’ingresso per proteggere la casa dai ruffiani e dai vagabondi.

Dickens era divertito dai cani e si divertiva anche a controllarli, camminava con loro quando era a Gad’s e si vantava di essere “il terrore del vicinato”, pronto a balzare alla gola di qualunque predatore.

Charles Dickens e il suo cane Turk

Turk, intelligente e affettuoso, era il cane preferito di Dickens. In questa meravigliosa fotografia appaiono ben abbinati: entrambi sembrano nobili e dignitosi. 

Dickens si è addolorato terribilmente quando Turk è morto in un incidente ferroviario, non molto tempo dopo la traumatica esperienza di Dickens in un incidente ferroviario a Staplehurst nel 1865.

Turk viene definito, secondo alcuni autori, un “bellissimo mastino”, ma non assomiglia ai mastini mostrati nelle illustrazioni del XIX secolo.
Libby Hall, nella sua meravigliosa collezione di foto di cani d’epoca, These Were Our Dogs, identifica Turk semplicemente come “un cane”.

Charles Dickens era affascinato dai cani. Erano parte integrante della sua vita e della sua visione del mondo; la sua fantasia veniva spesso stimolata da questi per ritrarre alcuni dei personaggi canini nella loro caratterizzazione, e farne dei riferimenti o analogie umane che rientrano pienamente fra le pagine dei libri su animali.

Queste similitudini e descrizioni si possono trovare in diverse opere come: Oliver Twist, La bottega dell’antiquario, Tempi difficili, Casa desolata, La piccola Dorrit, Grandi speranze e altri.
Non escludendo forse il suo capolavoro David Copperfield in cui Jip, il cagnolino del mago, è solito stare sulle zampe posteriori proprio come Dickens aveva insegnato a Timber.

Si evince che Charles Dickens fu un amante di cani di grossa taglia. Forse per questo non ebbe mai un carlino e non potè apprezzarne la vera natura.

Il carlino nella letteratura di Dickens

Nel 1859 Charles Dickens fondò un nuovo giornale chiamato All the Year Round dove contribuì fermamente con una serie di articoli tratti da The Uncommercial Traveller (Il viaggiatore senza scopo – 1875), una raccolta di raccolta di schizzi e reminiscenze letterarie.

Il personaggio si adatta bene a uno scrittore che amava viaggiare, non solo come turista, ma anche a ricercare e riferire ciò che trovava; visitare l’Europa, l’America e dare letture di libri in tutta la Gran Bretagna.
Soffriva spesso di insonnia e le sue peregrinazioni notturne gli davano una visione di alcuni aspetti nascosti della Londra vittoriana, dettagli che egli incorporò anche nei suoi romanzi.

Dickens ha iniziato scrivendo diciassette episodi che sono stati pubblicati in un’unica edizione nel 1861. Ha prodotto poi altri articoli e una serie completa di questi fu pubblicata postuma nel 1875.

carlino cattivo angry

Nel capitolo X di The Uncommercial Traveller, denominato “Shy Neighbours”, Charles Dickens menziona due carlini che erano gli attori della commedia di Pulcinella.

Nel XVIII secolo, in Italia, Silvio Forillo introduce la commedia di “Pulcinella” a Napoli.
Il carlino fu utilizzato per interpretare Toby, poiché, più del barboncino, si prestava a quest’opera buffa.

Quando l’opera fu presentata alla corte inglese di Guglielmo III con il nome di “Punch and Judy”.
Punch e Judy sono due maschere inglesi la cui figura predominante è quella clownesca di Punch, derivata dal Pulcinella della commedia dell’arte italiana. Prima approdato in Francia come Polichinelle e poi a Londra come Punchinello, in seguito abbreviato in “Punch”, fu certamente un carlino ad interpretare la parte di Toby.
Eccone un breve tratto scritto in inglese antico:

I never saw either guilty of the falsehood of failing to look down at the man inside the show, during the whole performance. The difficulty other dogs have in satisfying their minds about these dogs, appears to be never overcome by time. The same dogs must encounter them over and over again as they trudge along in their off minutes behind the legs, and beside the drum, but all dogs seem to suspect their frills and jackets.

E’ molto difficile tradurre un testo esatto in italiano perchè questo scritto è davvero molto datato e molti termini sono intraducibili. Cercherò di farti un piccolo riassunto delle parti più importanti:

In una strada timida, dietro Long-acre, vivono due cani onesti che si esibiscono nello spettacolo di “Punch and Judy”. 
Potrei azzardare a dire che non ho mai visto nessuno dei due colpevole della falsità di non aver guardato l’uomo all’interno dello spettacolo, durante l’intera esibizione. 
La difficoltà che altri cani hanno nel soddisfare le loro menti su questi cani sembra non essere mai superata dal tempo.

Da questa finestra del mio giardino di Covent Garden ho notato un cane di campagna che era salito al mercato. I cattivi cani di Londra si avvicinarono lui cercando di convincerlo a rubare nel mercato, ma lui non volle e si spostò di lato sdraiandosi vicino ad una porta. 

Si era appena addormentato quando arrivò Punch con Toby ad iniziare lo spettacolo. Il mio cane di campagna è rimasto immobile, fissando intensamente queste strane apparizioni, finché Toby non aprì la rappresentazione. Con lui entrò in Punch, che mise una pipa di tabacco nella bocca di Toby, a questo punto il cane di campagna alzò la testa, fece un terribile ululato e fuggì ad ovest.

Il carlino più odiato dallo scrittore

La descrizione che Charles Dickens fa del cane carlino fu ancora peggiore in un’opera di cui non conosciamo il nome, probabilmente una novella tratta dal suo romanzo A Christmas Carol.

La novella racconta uno dei più antichi ricordi che Dickens ha di un carlino che incontrava ogni giorno sulla strada verso scuola.

Era grasso, con una mascherina nera, denti bianchi e la coda riccia, con una radicata animosità verso i ragazzini, a cui abbaiava in continuazione cercando di mordere le loro caviglie nude.

Da un’associazione altrimenti inspiegabile di lui con un violino, abbiamo dedotto che fosse di estrazione francese e che il suo nome fosse Fidéle. Il cane apparteneva a qualche donna, soprattutto perché abitava in un retro bottega dove passava la vita ad annusare e ad indossare un cappellino di castoro di colore nero.

La descrizione che ne fece Dickens è a dir poco terribile:

Un piccolo e vecchio musone grigio, con occhi infelici, che si accende come un carbone ardente se solo lo guardi.
Il naso salta fuori, la sua bocca è disegnata da rughe in modo da mostrare i denti, insomma, ha tutto l’aspetto di un cane lontano andato in misantropia, e totalmente malato del mondo.
Quando cammina, ha la coda arricciata in modo così stretto che sembra sollevare i piedi da terra.
Questo disgraziato si chiama Beauty.

Dickens fu sicuramente uno degli odiatori più accaniti del carlino ma è indubbio che il nostro piccolo cane dalla coda riccia ebbe molti più estimatori.

Il carlino è in grado di capire le cose tanto quanto le altre razze. È un aristocratico nato da un antico linguaggio e non è né riservato né diffidente, un po’ ostile se in presenza di sconosciuti.
Non è affettuoso con chiunque, ma è un eccellente piccolo cane da compagnia, capace di molto affetto e dedizione nei confronti del suo padrone.

PROFESSOR ROBIN

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